ALUDADenominazioni alternative
Villa Alute, Aluda, Alada, Corte Aùda Localizzazione geografica e situazione attuale I.G.M. foglio 548 sezione IV - Senorbì, scala 1:25.000; altitudine ca. 150 metri s.l.m.- toponimi segnalati: Corte Auda La villa sarebbe da localizzare circa 2 km a sud-ovest di Senorbì ai confini con il territorio di Ortacesus, in località "Cotti Aùda", in un'area pianeggiante attraversata dal Riu Mannu e posta alle pendici di Monte Uda. La qualità del terreno e la presenza del torrente ha favorito l'insediamento umano sin dai tempi preistorici e infatti a seguito di uno scavo d'emergenza conseguente ai lavori di canalizzazione idrica, si è riscontrata l'ininterrotta frequentazione del sito dal periodo preistorico a quello medioevale. Durante gli scavi sono emersi resti di capanne circolari e frammenti fittili attribuibili alle Culture di Ozieri ed Abealzu Filigosa, nonché di strutture murarie megalitiche. Nella zona immediatamente circostante, in località "Sa Gruttiscedda", ora in agro di Barrali, sono presenti i resti di una domus de janas oltre che, in territorio di Senorbì, diversi nuraghi in località "Piscina Callenti", "Su Bruncu de is Titillus", "Su Bruncu de Gibara" e, nell'attuale territorio di Barrali, in località "Sa Gruttiscedda" e "Monte Uda" La frequentazione del sito continua nel periodo fenicio e punico. La vicinanza del Riu Mannu, che a Monastir confluisce nel Flumini Mannu, via naturale per la costa meridionale dell'isola, consentì all'insediamento indigeno di diventare una stazione commerciale inserita negli scambi tra l'entroterra (l'importante insediamento punico di Santu Teru ed i suoi satelliti si trovano a soli due km di distanza) e gli altri insediamenti punici della costa ed in modo particolare, la stazione di Su Moguru nello stagno di Santa Gilla. Gli scavi archeologici infatti hanno fatto emergere nelle discariche, frammenti di anfore di tipologia punica e resti di animali macellati, confrontabili con quanto rinvenuto nei fondali della laguna. Tra i materiali rinvenuti a Corte Auda si segnala inoltre un tripode di tipologia fenicia ma di fattura indigena, a dimostrazione di come le popolazioni locali abbiano, con il tempo, interagito con i nuovi arrivati ed assorbito alcuni usi orientali, quali il consumo di vini aromatizzati Relativamente al periodo romano si riscontrano resti di abitati anche nelle località già citate di "Piscina Callenti", "Su Bruncu de is Titillus", "Su Bruncu de Gibara", oltre che nell'attuale territorio di Barrali, in località "Natali", poco lontano dal sito di "Sa Gruttiscedda". La frequentazione prosegue poi sino al periodo medioevale, al quale sono ascrivibili al XIV secolo, alcuni materiali ceramici in maiolica arcaica pisana Aluda confinava con Villacampo, Senorbì, Donigala Alba, Barrali e Bangiu Donico. Dell'antico insediamento ormai non rimangono tracce evidenti, in quanto i terreni sono intensamente sfruttati a scopo agricolo Antica diocesi di appartenenza: Dolia Notizie e documenti storici La prima attestazione dovrebbe essere in alcuni documenti pubblicati dal Solmi, tra le cosiddette "Carte volgari campidanesi"; in questi atti, nel caso specifico redatti tra il 1215 ed il 1217, sono presenti, sia in qualità di testimoni che di donanti, alcune persone aventi il toponimico "Daluda". I personaggi menzionati appartengono a due importanti famiglie, imparentate tra loro, i "de Serra" e i "d'Orruu"; i loro componenti sono sempre indicati con il titolo di "donnu" e ricoprono importanti cariche quali ad esempio quella di "curadori de Treienta" . Il villaggio è inoltre menzionato nella cosiddetta "donazione della Trexenta" nella quale "sa villa de Aluda" faceva parte delle ville donate da Torchitorio al figlio Salusio; non sono purtroppo riportati i confini in quanto la villa era posta all'interno della Curatoria Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari, avvenuta nel 1257/58, un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia, il quale era anche giudice di Arborea. A questi successe Mariano II di Bas che nel testamento nominò il Comune di Pisa erede universale per i possedimenti extra giudicali. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa ed i territori facenti parte del terzo cagliaritano, furono acquisiti dal comune toscano nel 1307. A seguito della suddetta acquisizione il Comune di Pisa amministrò direttamente i territori della Trexenta, sicuramente dal 1313, nominando dei rettori e funzionari e procedette a periodici censimenti fiscali denominati "Composizioni". Per quanto riguarda le remunerazioni del personale impiegato per l'amministrazione delle Curatorie di Gippi e Trexenta nel 1330, troviamo un riscontro diretto in un documento pubblicato da Baudi di Vesme Dalla "Composizione" del 1320/22 apprendiamo che Aluda contribuiva con 6 libbre e 12 soldi così distinti: "pro datio" 1 lb. e 2 soldi; "pro liberi et terralis ab equo" 4 lb. e 10 soldi; "pro quondam servo" 1 libbra. Inoltre era tenuta a versare 2 starelli di grano ed altrettanti d'orzo Successivamente all'invasione dei catalano - aragonesi del 1323, il villaggio in data 5 novembre 1324, venne concesso in feudo dall'Infante Alfonso a Guglielmo Sa Joncosa, probabilmente un catalano, unitamente alla villa di San Basilio, anch'essa in Trexenta. Il possesso del feudo da parte dell'iberico fu di breve durata, in quanto dopo la ripresa delle ostilità tra gli aragonesi e Pisa e la definitiva sconfitta di quest'ultima, si addivenne alla pace conclusiva del 25 aprile 1326 con la quale la Corona d'Aragona concesse in feudo al comune toscano, le curatorie di Trexenta e di Gippi, che riprese ad amministrarle mediante propri funzionari Nel 1341, il presbitero Evisio Pulverella, "canonico et rectore" di Aiul (probabilmente deformazione di Aluda) provvedeva a versare 2 libbre ___ soldi e 9 denari, nelle mani dell'arciprete di Dolia, Bernardo Pererii, in qualità di collettore della diocesi doliense. Aluda viene altresì ricordata nei conti del sale, nel periodo 1347/48, in cui vengono riportati modesti acquisti dalle saline di Cagliari. Dalla Composizione pisana del 1359, molto più dettagliata rispetto a quella del 1320/22, rileviamo che Villa Alute contribuiva con due libbre "pro datio", oltre che con 10 starelli di grano ed altrettanti d'orzo; i cosiddetti "palators" invece erano tenuti a corrispondere una tantum uno starello di grano ed uno d'orzo Nel frattempo l'isola viene nuovamente sconvolta dalla guerra tra Arborea ed Aragona. Nel 1365 le truppe del giudice Mariano, invadono la Trexenta mettendo fine all'ormai agonizzante dominio feudale pisano in Sardegna. Il 18 ottobre 1365, infatti il vicario del comune pisano in Trexenta, Filippo della Scala, viene impiccato dagli arborensi durante l'assedio del castello di Sanluri davanti agli occhi di Alberto Zatrilla, governatore del Capo di Cagliari e Gallura. Con questo episodio ha probabilmente fine la storia dei possedimenti pisani in Sardegna dopo alcuni secoli di dominazione più o meno diretta. Dopo la definitiva sconfitta arborense del 30 giugno 1409, la Trexenta viene amministrata direttamente da funzionari regi sino al 1421, allorché "Alada", con il resto della Sardegna, venne concessa a Giacomo de Besora, che ebbe riconfermata l'infeudazione il 31 luglio 1434. Il 15 luglio 1495 Isabel de Besora, moglie di Salvator de Alagon, con atto pubblico dona l'usufrutto dei proventi e delle rendite della Trexenta, a suo figlio Iacobus. questa donazione viene poi confermata da Ferdinando re di Castiglia ed Aragona, il 30 giugno 1497 ed in tale documento viene citata anche "Alada", ma come spesso accadeva non viene specificato se era ancora popolata. Si presume infatti che l'abbandono sia avvenuto nella parte finale del XIV secolo o nei primi anni del XV Luoghi di culto Ai tempi dell'Angius nei pressi di Senorbì "... Verso il meriggio a poco meno di un miglio queste rovine sono osservate presso la chiesa distrutta, che dicono di s. Pietro vecchio ..." . Si trattava dei ruderi, oggi completamente scomparsi a seguito dell'impianto di un vigneto nella prima metà degli anni '70 del secolo scorso, che la tradizione popolare attribuisce alla chiesa di "santu Pedru becciu", la quale si ritiene fosse un luogo di culto dell'antico villaggio di Aluda Scopri maggiori notizie in chiesecampestri.it Esplora il territorio vai alla mappa Scheda a cura di Sergio Sailis, studioso di storia locale - vai al suo blog trexenta storica |
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