NABUI

Nabui: Insediamento della curatoria Bonorzuli, nell'attuale territorio di Guspini

Denominazioni alternative
Neapolis, Neapoli, Napoli, Naboli, Nabuli, Nabuy
 
Localizzazione geografica e situazione attuale
I.G.M.: Foglio 538 sezione II – San Nicolò d’Arcidano, scala 1:25.000; altitudine ca. 10 metri s.l.m. - toponimi segnalati: Stagno di Santa Maria; S.Maria di Neapoli; Santa Maria di Neapoli
Le sue rovine sono situate a nord di Guspini che dista meno di 20 km e sono raggiungibili dalla strada che porta alla località balneare di Torre dei Corsari ed alla frazione di Sant'Antonio di Santadi, in territorio di Arbus, che si trova a circa 7 km.
E' ubicata in una stretta pianura alluvionale, delimitata a sud da alcune colline ed a nord, dallo stagno di Sa Salinedda e dal più meridionale degli stagni di Santa Maria. Il terreno, in parte bonificato ed utilizzato per le attività agricole ed in parte tutelato dalla zona archeologica, è caratterizzato da una grandissima quantità di cocci e dall'emergenza di alcune strutture facenti parte dell'insediamento romano, riportate alla luce dalle ricerche scientifiche. Tra queste si notano, resti di abitazioni, della necropoli, dell'acquedotto, della cinta muraria, dell'area monumentale, delle piccole terme e delle grandi terme, di cui l'edificio più significativo è stato adibito a chiesa in epoca cristiana
​Antica diocesi di appartenenza: Terralba

Notizie e documenti storici
L'area, frequentata sin dall'epoca preistorica, divenne uno scalo commerciale fenicio sin dall'VIII secolo a.C. La città vera e propria, fu fondata dai Cartaginesi verso la fine del VI secolo e diventò un importante centro marittimo per il trasporto dei cereali e delle risorse di piombo argentifero, provenienti dal ricco entroterra. La sua fortuna si sviluppò per tutto il periodo romano e dovette subire una prima fase di arresto, con l'avvento dei Vandali, tra il 456 ed il 466 d.C. Nel 533 i Bizantini liberano la Sardegna e quando ne lasciano il dominio ai regnanti locali, Neapolis si trova a far parte del Giudicato d'Arborea e forse eletta capoluogo di Curatoria, nella Diocesi di Terralba. Tale periodo è assai difficile per le città costiere; costantemente attaccate dalle incursioni saracene, molte di queste pian piano iniziano a spopolarsi, fino al definitivo abbandono e stessa sorte subì Neapolis, forse tra il IX e X secolo, anche se non dovette scomparire del tutto come centro abitato. 
Secondo un documento datato 15 ottobre 1102, si apprende di un "curatore de bonorzuli", il che lascia intendere che già agli inizi del XII secolo, il centro principale amministrativo locale era Bonorcili, villaggio situato nell'attuale territorio di Mogoro. Nel 1254, Neapolis è classificata come semplice "domo" e nel testamento di Ugone II, datato 4 aprile 1335, viene citato un certo "Magistro Tomasio de Cinamo de Neapoli, medicinalis scientie professoribus", ma questo dato si dovrebbe riferire alla Napoli, città campana. Seguono secoli bui ma pare comunque che almeno sino agli inizi del  XVI secolo, il suo approdo continuò ad essere utilizzato. Il 24 settembre del 1685 si apprende di una riunione di sindaci in Nabuy, per decidere la riparazione della torre costiera di Fluementorgiu ed il 26 giugno 1708, viene presentata all'amministratore generale dello Stato e del Marchesato di Quirra, una richiesta scritta da parte di numerosi vassalli, per ripopolare la "villa despoplada". Della risposta non si ha riscontro e non esiste notizia di un eventuale ripopolamento.
Il primo storico moderno che la ricorda, è Giovanni Francesco Fara, alla fine del '500, il quale però la localizza erroneamente presso la chiesa di San Nicolò, nell'attuale agro di Buggerru, parecchio più a sud del suo reale sito. Anche molti gli storici del XVII secolo non sono precisi sulla collocazione ed il primo che la individua correttamente, è padre Salvator Vidal. Nell'Ottocento vengono intrapresi gli scavi archeologici, che continuano tutt'oggi
 
Luoghi di culto
Padre Vidal accennava ad una chiesa di Sant'Elena, della quale non rimane traccia. Altro luogo di culto, realizzato sfruttando un edificio voltato a botte facente parti delle cosiddette grandi terme, era conosciuta come Santa Maria de Nabui. La troviamo in alcune relazioni della seconda metà del Settecento, dedicata alla Vergine del Rosario e sconsacrata in tale periodo, per evitare che diventasse rifugio di malviventi.
Nella carta IGM è segnalato il rudere della chiesa denominata "Santa Maria di Neapoli"
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Per la realizzazione della scheda è stato consultato il testo "Neapolis ed il suo territorio" di Raimondo Zucca - info sulla pubblicazione