DEIDenominazioni alternative
Dej, Dey, Ei, Villadei Localizzazione geografica e situazione attuale I.G.M.: Foglio 548 sezione IV - Senorbì, scala 1:25.000; altitudine ca. 200/240 metri s.l.m. Probabilmente è da localizzarsi a circa 2,7 km a nord-ovest di Pimentel, circa 600 m. a sinistra della S.P. n. 34 in direzione Guasila, in località "S.Filippu / Sa costa di Ei", circa 500/600 metri a nord delle domus de janas di Pranu Efis. L'ubicazione di questo centro, nel passato è stata piuttosto controversa in quanto alcuni autori, tra i quali anche l'Angius, lo situavano in agro di Guasila (peraltro in due siti distinti), mentre altri in agro di Pimentel. Una lettura più attenta dei documenti pervenutici, ed in modo particolare della "donazione della Trexenta", ci consente di stabilire la posizione della "villa". Questo documento, per quanto sospettato di essere un falso diplomatico e sul quale occorrerà ritornare, si dimostra estremamente preciso dal punto di vista geografico (la quasi totalità dei toponimi citati sono infatti ancora oggi individuabili) e colloca villa Dei tra il villaggio di Funtana Sinni e quello di Sioccu, proprio nella zona posta a nord-ovest di Pimentel, ai piedi di una modesta collina che porta il nome (non rilevato nelle carte topografiche) di "Sa costa Ei". Questa ipotesi è inoltre avvalorata dal fatto che sono stati rinvenuti affioramenti di materiale ceramico ed altri reperti di epoca romana e medievale. La zona era densamente abitata sin dal periodo prenuragico come si evince dagli ipogei scavati sul bancone arenario di Pranu Efis (o S'acqua salida) e di quelli di Corongiu poco più a sud. La frequentazione è proseguita poi nel periodo nuragico del quale ci restano diverse rovine tra cui il limitrofo Nuraxi Bruncu Meurreddu, Nuraxi Bruncu de is Aruas (posto a circa 800 metri a sud-est) e, a circa 600 da questo, la tomba dei giganti di Santu Pedru. Del periodo romano, oltre al sito in cui sorse la villa, avanzano tracce di diversi altri piccoli centri posti nelle immediate vicinanze, tra i quali si segnalano quelle di S'Ingurtosu, S'Acchiuperiu e Santu Pedru Antica diocesi di appartenenza: Dolia Notizie e documenti storici La prima menzione della villa si trova probabilmente nella cosiddetta "donazione di Torchitorio" del 1219. Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari avvenuto nel 1257-58, un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo Capraia che rivestiva altresì la carica di Giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano di Bas il quale nominò il Comune di Pisa erede universale. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, ed i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono confiscati dal comune pisano nel 1307. A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali denominati "Composizioni". Nella composizione del 1320-1322 viene riportata come "Cei" e doveva corrispondere al comune pisano, complessivamente 14lb e 10 soldi, oltre alla consueta contribuzione in natura con grano ed orzo. Questa composizione successivamente confluì, nel 1358-59, nel cosiddetto "Compartiment de Sardenya" realizzato dai catalano - aragonesi utilizzando appunto anche statistiche predisposte precedentemente dai pisani. In questo documento il villaggio viene correttamente riportato con il nome di "Dei". A seguito della conquista dell'isola da parte dei catalano - aragonesi, la villa viene infeudata dall'infante Alfonso, al mercante maiorchino Arnau de Caça. Detta infeudazione fu alquanto travagliata in quanto si dovette ripetere più volte a causa dei diversi errori presenti nel testo dei documenti. Dopo la seconda e definitiva pace tra Aragona e Pisa, la villa venne infeudata al comune toscano che la mantenne sino a che non perse tutti i territori posseduti nell'isola. Dalle Rationes Decimarum Italiae rileviamo che negli anni 1341 e 1342 il rettore della chiesa (della quale purtroppo non conosciamo l'intitolazione) era un certo presbitero Arnaldo (o Arnaudo) Martini, mentre negli anni 1346-50 era un certo presbitero Johanne. Quest'ultimo è tale Giovanni Testore che invoca da papa Clemente VI speciali facoltà per il suo confessore, senza passare per la potestà vescovile. Le sue richieste vengono accolte nell'aprile del 1350. L'ambigua situazione ed il precario equilibrio venutosi a creare con la seconda pace e le vessazioni che i funzionari iberici perpetuavano ai danni del comune toscano, nonchè degli abitanti dei villaggi sottoposti al controllo dello stesso, è ben nota in letteratura. Uno di questi casi riguarda proprio un abitante di Dei. Infatti nel 1345 un certo Giovanni Squirri (che nella composizione pisana del 1359 ritroviamo elencato tra i "maioribus") presentava una petizione al Comune di Pisa lamentandosi del fatto che il catalano Pere Marti, in qualità di procuratore del "monasterij sancte Girche", gli avesse ingiustamente sottratto 200 pecore e 150 agnelli di sua proprietà per debiti che il comune toscano aveva nei confronti del suddetto monastero. La commissione di Savi, interpellata per l'occasione si espresse favorevolmente alle giuste richieste di risarcimento avanzate dallo Squirro che venne pertanto risarcito. Nella VI composizione realizzata dal comune pisano nel 1359, vediamo un certo leggero incremento del gettito atteso in moneta, mentre per quanto riguarda le contribuzioni in natura, cala decisamente il prelievo in grano ed aumenta quello in orzo. Inoltre si doveva aggiungere il prelievo una-tantum di uno starello di grano ed un d'orzo dovuto dai "palators". Nella composizione vengono elencati nominativamente e per categoria, i singoli contribuenti con la corrispondente stima degli introiti: 10 "maioribus" che aravano con un giogo; 2 "maioribus et arant ad jocum unum pro quolibet"; 6 "minoribus" ed i "palatores" che non aravano ma che comunque abitavano stabilmente nella villa; 2 "liberi ed terrales ab equo" . La villa è altresì menzionata nei conti del sale dai quali risulta che abitanti del villaggio avevano effettuato acquisti dalle saline di Cagliari negli anni 1352/53, 1361/62, 16362/63 e 1389/90. In particolare tra il marzo 1362 e l'aprile 1363 alcuni dei suoi abitanti acquistarono complessivamente 8,5 quartini di sale (circa 1.105 kg) in 5 distinte operazioni. La merce veniva poi trasportata tramite carri. Nel 1356 unitamente al resto della Trexenta il villaggio passò sotto il controllo arborense per un tempo imprecisato, ritornando agli aragonesi dopo la disfatta di Guglielmo di Narbona nella battaglia di Sanluri del 30 giugno 1409. La Trexenta per qualche anno venne amministrata sotto la diretta gestione reale sino al 1421, allorchè venne infeudata a Giacomo de Besora Luoghi di culto Il villaggio apparteneva alla Diocesi di Dolia. Non sono noti edifici di culto ma l'idronimo del torrente "Santu Fibippu" (San Filippo) che nasce poco lontano e attraversa il sito in cui sorgeva il centro abitato, potrebbe lasciar trasparire qualche indizio su un'eventuale chiesa posta nelle vicinanze. Al momento non risultano attestazioni scritte nè conferme dalla tradizione orale. Nella carta IGM è segnalato il Rio S.Sibippu Scopri maggiori notizie in chiesecampestri.it Esplora il territorio vai alla mappa Scheda a cura di Sergio Sailis, studioso di storia locale - vai al suo blog trexenta storica |
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