SEGOLAYDenominazioni alternative
Seguolay, Segolaj, Segolai Localizzazione geografica e situazione attuale I.G.M. foglio 548 sezione IV - Senorbì, scala 1:25.000; altitudine ca. 190 metri s.l.m. - toponimi segnalati: S. Mariedda Il villaggio era situato su una modesta altura in prossimità della strada comunale Senorbì - Sisini ad un centinaio di metri dall'attuale periferia est - nord est di Senorbì Il sito purtroppo non è stato oggetto di indagini archeologiche ma alcune prospezioni di superficie effettuate a più riprese a partire dagli anni '40, hanno permesso di individuare numerosi frammenti ceramici che consentono di determinare una frequentazione dall'epoca nuragica sino al XVII secolo, con apparente minor frequenza di quelle ascrivibili all'epoca romana, che comunque sono documentate negli immediati dintorni, come in località "Funtana sa canna" Il territorio del villaggio confinava con Cixi, Suelli, Sisini, Arixi e Senorbì; i suoi limiti territoriali sono parzialmente descritti in alcuni documenti medioevali, nei quali purtroppo sono esposti solo i confini occidentali, settentrionali ed orientali, mentre mancano quelli meridionali. Alla sua scomparsa il territorio viene inglobato in quello di Senorbì, anche se una parte sarà successivamente reclamata da Suelli, per cui ne nacque una vertenza conclusasi solo nel 1844, allorchè vennero definitivamente demarcati i confini di Suelli e quelli di Arixi e Senorbì Antica diocesi di appartenenza: Dolia Notizie e documenti storici Notizie sul villaggio le ritroviamo in alcune delle carte edite dal Solmi, tra le così dette "carte campidanesi". In particolare alcune informazioni indirette sono in un documento del giugno 1215, nel quale vengono descritti i confini del "saltus" di Suelli e pertanto indirettamente, parte dei confini di Segolay, il cui nome però non è espressamente menzionato. In altri documenti dello stesso periodo, invece vengono menzionati alcuni sui abitanti, quali "Cogoti de Funtanas de Segolai", oppure "donnu Cumida d'Asteri, preidi de Segolai", "Johanni de Segolai", "Contini Cara de Segolai". Parte dei confini della villa, sono altresì menzionati in uno scritto del luglio 1225, con il quale la giudicessa Benedetta di Cagliari ed il figlio Guglielmo, donano a San Giorgio di Suelli, il podere del Prato di Sisini e la villa deserta di Jana; come nel caso precedente, della carta XI, anche in questa circostanza il villaggio non è esplicitamente indicato, ma vengono riportati gli elementi salienti dei limiti territoriali tra i villaggi. Il centro è inoltre menzionato nella cosiddetta "Donazione della Trexenta", nella quale "sa villa de Segolaj" faceva parte delle ville donate da Torchitorio a suo figlio Salusio; anche in questo documento, sono in parte riportati i suoi confini, con il territorio che iniziava dal guado del ruscello oggi noto come "Cora Benaguzza" e proseguiva sino al guado di "Aquasarsa", per seguire il ruscello sino al guado di "Traisei" e poi dritto verso nord, sino alle rovine del villaggio di "San Pietro". Da questo punto proseguiva sulla cresta sino a "Bruncu Murdegu" e da lì sino a "Pauli Mela" (tra Suelli e Sisini), dove iniziava il confine di Arixi Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari, avvenuta nel 1257/58, un terzo del territorio giudicale, tra cui la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia, il quale era anche Giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano II di Bas, che nel testamento nominò il Comune di Pisa, erede universale per i possedimenti extra giudicali. Alla morte di Mariano, seguirono una serie di contese tra gli eredi Caparia e Pisa con la conseguenza che i territori facenti parte del terzo cagliaritano, furono acquisiti dal comune toscano nel 1307 A seguito della suddetta acquisizione, Pisa amministrò direttamente i territori della Trexenta, sicuramente dal 1313, nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali, denominati "Composizioni". Dalla Composizione predisposta negli anni 1320 / 1322, apprendiamo che Segolay contribuiva con 10 libbre, oltre ad essere tenuta a versare 42 starelli di grano e 36 d'orzo A seguito dell'invasione catalano - aragonese del 1323, il villaggio, nel maggio del 1325, venne infeudato al valenzano Francesco Carroz, unitamente alle ville di Siocco, Donigala Alba e Aliri, sempre in Trexenta, e Mandas, Escolca e Nurri, site nella curatoria di Siurgus. Il possesso del feudo da parte dell'iberico, fu di breve durata in quanto dopo la ripresa delle ostilità tra gli Aragonesi e Pisa e la definitiva sconfitta di quest'ultima, si addivenne alla pace conclusiva del 25 aprile 1326, con la quale la Corona d'Aragona concesse in feudo al comune toscano, le curatorie di Trexenta e di Gippi, che quindi riprese ad amministrarle mediante propri funzionari Dalla Composizione pisana del 1359, molto più dettagliata rispetto a quella del 1320 / 1322, rileviamo che gli abitanti di "Villa Segalay curatorie Tregende", dovevano versare tre libbre per "datio", otto starelli di grano, nove d'orzo e dieci soldi "pro dirictu tabernarum vini", mentre i "palators" dovevano versare una tantum uno starello di grano ed uno d'orzo E' probabile che sin dal periodo pisano, Segolay fosse costituita in prebenda canonicale con Senorbì perchè il suo nome non compare nelle, seppur incomplete "Rationes decimarum Italiae" ed è quindi ipotizzabile che i versamenti effettuati dal rettore di Senorbì, comprendessero anche quelli di Segolay. La villa viene menzionate nei conti del sale dove risultano acquisti effettuati dal 1347 al 1414 Nel frattempo l'isola viene nuovamente sconvolta dalla guerra tra Arborea e Aragona e dopo la definitiva sconfitta dei Sardi, del 30 giugno 1409, la Trexenta viene amministrata direttamente da funzionari regi, sino al 1421, allorchè Segolai ed il resto della Trexenta, viene concessa a Giacomo De Besora Data la longevità dl villaggio, sono maggiori le testimonianze scritte rispetto agli altri scomparsi. Nel 1503 venne predisposto un elenco delle rendite dovute al vescovo di Dolia, nel quale sono riportati alcuni contribuenti della villa. Nel 1560, Segolay corrisponde 18 lire, 8 soldi e 6 reali, al Collettore dello Stamento Ecclesiastico per il Parlamento Sardo. Con bolla papale del 1568, Segolay ed altri centri viene trasformato da canonicato in rettoria Come abbiamo visto dai documenti, possiamo dedurre che Segolay sin dal periodo pisano era un villaggio di modeste dimensioni (tra i medio piccoli della Trexenta), ma nonostante tutto riuscì, a differenza di altre realtà, a superare il difficile periodo medioevale arrivando sin quasi alla fine del periodo spagnolo. Il primo censimento noto di epoca spagnola dal quale possiamo tentare di rilevare con maggiore approssimazione le dimensioni del centro, è il "Repartimiento" del 1583 (18 fuochi), cui seguirono altri: 1627 (28 fuochi); 1655 (21 fuochi); 1678 (18 fuochi); 1688 (10 fuochi, per un totale di 33 abitanti). Inesorabilmente anche per Segoaly si avvicina la fine, che possiamo stabilire tra il 1688 ed il 1698, quando la villa non compare più nell'elenco dei centri abitati della "Encontrada de Trexenta", mentre bisogna attendere al primo censimento di epoca sabauda, per vederla dichiarata esplicitamente "distrutta" Luoghi di culto Verso la metà dell'800, padre Angius nella sua scheda relativa a Senorbì, riportava: "... Prossimamente all'abitato sono due chiese, una denominata da s. Nicolò di Bari, l'altra da s. Antioco. La prima dista di soli 300 passi dalle ultime case verso greco-tramontana e fu parrocchia di un antico villaggio da più secoli distrutto, che si diceva Segolai ..." Del villaggio, appartenente alla Diocesi di Dolia, ci resta solo la chiesa realizzata in stile romanico e in passato intitolata a San Nicola di Bari. Di essa abbiamo attestazione in un documento ascrivibile agli anni 1340/1350, dove appunto viene menzionata la chiesa di "s.cti Nicholai de Segolay", oggi meglio nota come "Santa Mariedda". l'edificio, realizzato in conci di arenaria, con un grande campanile a vela, sorge sulla modesta altura prossima alla periferia dell'abitato di Senorbì ed il suo impianto risale verosimilmente al secolo XIII; originariamente doveva essere ad aula mononavata con abside semicircolare e copertura lignea. Nel corso del tempo ha subito diversi rimaneggiamenti e addizioni, che l'hanno portata al suo aspetto attuale. Secondo il Martini, che a sua volta riprendeva l'Aleo, al canonicato di Segolay erano annesse le parrocchie di Senorbì e Arixi; così come il Vico che nel 1639 cita "El canonicato de Soglai y de Segervi" senza però menzionare Arixi. Nel 1643 nella parrocchia di Santa Barbara di Senorbì, viene predisposto e conservato il "Libro de la cura de la iglesia parroquial de Santa Barbara de la billa de Senorbì y de San Nicolas de la billa de Segolai ..." Nel titolo viene inoltre specificato che il suddetto libro venne predisposto dal "doctor Don Joge de Carcassona, retor de las susodichas billas y de Arixi ... " La chiesa di San Nicola non era però l'unica presente nel villaggio; ne esistevano infatti anche altre due, intitolate alla Vergine della Neve ed a Santa Maria, delle quali oggi non rimane più alcuna traccia Nella carta IGM, la chiesa è denominata "S. Mariedda" Scopri maggiori notizie in chiesecampestri.it Esplora il territorio vai alla mappa Scheda a cura di Sergio Sailis, studioso di storia locale - vai al suo blog trexenta storica |
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