DONIGALA ALBADenominazioni alternative
Donnigalba Alba, Donigaglia Alba, Donigaglie Alte, Donigalalba Localizzazione geografica e situazione attuale I.G.M. foglio 548 sezione III - Donori, scala 1:25.000; altitudine ca. 200 metri s.l.m. - toponimi segnalati: Santu Danielli Il villaggio è di incerta localizzazione e dai documenti medioevali sappiamo che era situato in zona collinosa e più precisamente su un pianoro o nelle immediate vicinanze, essendo menzionato un "planu de Donnigaglia" e che inoltre era posto all'interno della Curatoria. S. Ghiani propone, peraltro come mera ipotesi di lavoro, la localizzazione in territorio di San Basilio, nelle località "Gennas de Susu" e "Gennas de Josso", dove residuano avanzi archeologici di diverse epoche. In tempi più recenti, A. Forci propone invece di situarla circa 5 km a sud di Senorbì in prossimità della zona denominata "Sa Cresia 'e Bangiu" o "Turretta", all'estremo limite meridionale del territorio di Senorbì, dove sono presenti dei ruderi attribuibili originariamente ad un impianto termale probabilmente adattato a luogo di culto, in epoca successiva. Quest'ultima ipotesi potrebbe essere la più verosimile in quanto nella zona, un pianoro da cui si ha ampia visuale su resto della Trexenta, situato tra Senorbì e Sant'Andrea Frius (che distano tra loro circa 7 km in linea d'aria), non sono documentati altri centri abitati di epoca medioevale e questo è un fatto inconsueto per la Trexenta, dove i villaggi generalmente erano localizzati a breve distanza l'uno dall'altro Nel sito in esame residuano ruderi di alcuni edifici realizzati in "opus mixtum", probabilmente pertinenti ad una villa padronale di epoca romana; nei pressi sono stati inoltre rinvenuti frammenti ceramici di uso comune, frammenti di embrici e due necropoli. Sarebbe auspicabile un'indagine archeologica che confermi la frequentazione della zona anche in epoca successiva Il suo territorio confinava con Senorbì, Frius, Barrali ed Aluda Antica diocesi di appartenenza: Dolia Notizie e documenti storici La villa faceva parte della Curatoria della Trexenta, appartenente originariamente al Giudicato di Cagliari ed era inserita nella Diocesi di Dolia. Come si deduce dal nome, ebbe origine da una "donnicalia" di epoca giudicale ed è associata più frequentemente ad "Alba" ma, in alcuni documenti troviamo anche "Alta". Viene menzionata più di una volta nella carta n. XIII, datata 6 novembre 1215, pubblicata dal Solmi, nella quale ritroviamo anche un testimone che riveste la carica di "maiore de equas de planu de Donnigalia". Il villaggio viene inoltre citato anche nella carta n. XIV datata 7 novembre 1215. E' ricordato poi nella cosiddetta "donazione della Trexenta", nella quale "sa villa de Donnigalia Alba" faceva parte delle ville donate da Torchitorio a suo figlio Salusio. Non essendo elencata nei confini della curatoria, se ne deduce che era posta all'interno della stessa Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari, avvenuta nel 1257/58, un terzo del territorio giudicale, tra cui la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia che rivestiva altresì la carica di giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano di Bas, il quale nominò il Comune di Pisa, erede universale per i possedimenti extra giudicali. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, ed i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono acquisiti dal comune toscano nel 1307. A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta, nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali denominati "Composizioni". Nella composizione del 1320/22 rileviamo che gli introiti che il comune prevedeva di incassare, ammontavano complessivamente a 5 libbre in moneta, di cui 4 "pro datio", 1 "pro quodam terrale ab equo". Era prevista inoltre la corresponsione di 18 starelli di grano e 15 di orzo. Questa composizione successivamente confluì, nel 1358/59, nel cosiddetto "Compartiment de Sardenya" realizzato dai catalano-aragonesi, utilizzando appunto anche le statistiche predisposte in precedenza dai pisani A seguito dell'invasione catalano - aragonese nel maggio del 1325, Donigala Alba venne infeudata al valenzano Francesco Carroz, unitamente alle ville trexentesi di Aliri, Siocco e Segolai, oltre a quelle di Mandas, Escolca e Nurri, site nella Curatoria di Siurgus. Con la seconda e definitiva pace del 1326 tra Pisa ed Aragona, la Trexenta venne concessa in feudo al comune pisano che riprese ad amministrarla con propri funzionari. Dalla composizione fatta dai pisani nel 1359 risulta che gli abitati del villaggio, ormai in fase di declino, erano tenuti a corrispondere 2 libbre "pro datio" oltre a 10 starelli di grano ed altrettanti d'orzo. I cosiddetti "palators" invece, come al solito contribuivano una tantum con uno starello di grano ed uno d'orzo. Nel documento viene poi portato, come di consueto, l'elenco dei contribuenti con la stima della relativa capacità contributiva. Ritroviamo pertanto tale Johanes Mancha stimato per 17 libbre, il quale arava con un giogo; Margianus Pisanus e Stefanus Musa, entrambi stimati per 15 libbre, i quali appartenenevano alla categoria dei palators. Nel villaggio era inoltre presente un "libero et terrale ab equo", di nome Barisone Tronci La villa non è menzionata nelle decime ecclesiastiche raccolte nelle Rationes Decimarum Italiae pubblicate dal Sella e viene invece ricordata tra i conti del sale delle saline cagliaritane, dove figura un acquirente proveniente da Donigala Alba e diversi altri acquistati sono effettuati tra gli anni 1347 / 1363, dopodiché si interrompono Nel 1365 la guerra tra Arborea ed Aragona riprende vigore e le truppe del giudice Mariano invadono i territori aragonesi del Regno di Sardegna e quindi anche la Trexenta; il 18 ottobre 1365 il vicario del comune pisano in Trexenta, Filippo della Scala, viene impiccato da Mariano IV durante l'assedio del castello di Sanluri, davanti agli occhi di Alberto Zatrillas, governatore del Capo di Cagliari e Gallura. Con questo episodio ha probabilmente fine la storia dei possedimenti pisani in Sardegna, dopo alcuni secoli di dominazione più o meno diretta Il villaggio probabilmente viene abbandonato proprio in questo periodo. Infatti il 12 ottobre 1415, ormai spopolato, viene infeudato a Bartolomeo Pino abitante a Cagliari, unitamente a quella, anch'essa disabitata, di Barrala ed al salto di Villa de Campo, ormai distrutta da diverso tempo Luoghi di culto La tradizione vuole che i ruderi localmente noti come "sa cresia de is bangius", siano appartenuti ad un edificio religioso del quale non conosciamo l'intitolazione e del quale non ci risulta pervenuta alcuna attestazione scritta. Come il nome lascia chiaramente trasparire, originariamente dovette trattarsi di un impianto termale annesso ad una villa padronale di epoca romana, successivamente trasformato in edificio di culto; la conformazione delle murature residue oltre che la presenza di una fontana posta nelle immediate vicinanze, collegata al fabbricato per mezzo di tubazioni, sembra confermare l'utilizzo originario Da tenere comunque in considerazione che nella stessa zona, a circa 1 km a sud sud-ovest, proprio ai piedi di Monte Uda, è presente anche l'agiotoponimo "Santu Danieli", che potrebbe essere anch'esso indice della presenza di un centro abitato Scopri maggiori notizie in chiesecampestri.it Esplora il territorio vai alla mappa Scheda a cura di Sergio Sailis, studioso di storia locale - vai al suo blog trexenta storica |
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