SEBERADenominazioni alternative
Sepera, Oppidum Separae, Zebera, Çebera Localizzazione geografica e situazione attuale IGM Foglio 548 sezione IV - Senorbì, scala 1:25.000; altitudine ca. 180/200 metri s.l.m. - toponimi segnalati: Bruncu Lau de Sebera; S. Bartolomeo Il villaggio sarebbe da localizzare nell'attuale territorio di Ortacesus in una modesta collina sita in località Su Lau de Sebera (o Su Nuncu de Sebera), circa 900 metri a sud di Ortacesus. Secondo la tradizione popolare, accolta da diversi autori tra cui l'Angius, la villa sarebbe invece da posizionarsi in agro di Guasila, ai piedi di Mont'e Sebera, dove sono presenti resti di epoca medioevale. Questa ipotesi però non trova riscontro nelle carte pervenuteci ed in particolare nel documento noto come "la donazione della Trexenta" che non la contempla ai confini della curatoria e pertanto si ritiene più plausibile la collocazione all'interno della stessa. Il villaggio sorse nelle vicinanze di un preesistente insediamento di epoca nuragica del quale attualmente rimane solo una parte del filare di base di una torre, nelle cui vicinanze sono frequenti ritrovamenti di epoca romana ed altomedievale. Il territorio di pertinenza è in una zona fertile, leggermente ondulata, ai margini del bacino trexentese che ben si presta allo sfruttamento agricolo. Del centro abitato ci rimangono solo le rovine della chiesa intitolata a San Bartolomeo, oltre a cumuli di pietrame derivati dallo sgombero dei terreni, effettuato per esigenze agricole. superficialmente si rinvengono con frequenza, frammenti di embrici ed altri avanzi ceramici di epoca romana e medioevale. A pochi metri dalla chiesa esiste una sorgente perenne, mentre un'altra si trova a qualche centinaio di metri. Il territorio della villa confinava con Ortacesus, Surbau, Bangiu Donnico, Sioccu e Turri Antica diocesi di appartenenza: Dolia Notizie e documenti storici Alcuni eminenti personaggi del villaggio vengono citati nelle cosiddette "carte volgari" del 1215 e 1217, dell'Archivio Arcivescovile di Cagliari edite dal Solmi. La villa viene inoltre menzionata nella "donazione della Trexenta" edita dal Tola, ma i suoi confini territoriali non sono specificati in quanto evidentemente posta all'interno della curatoria. Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari avvenuto nel 1257/58, un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo Capraia che rivestiva altresì la carica di giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano di Bas, il quale nominò il Comune di Pisa erede universale. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, ed i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono confiscati dal comune toscano nel 1307. A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali, denominati "Composizioni". Nella composizione del 1320/1322 rileviamo che gli introiti che il comune pisano prevedeva di incassare, ammontavano complessivamente a 21 libbre e 15 soldi in moneta ed era prevista inoltre la corresponsione di 84 starelli di grano e 66 di orzo. Questa composizione successivamente confluì, nel 1358/59, nel cosiddetto "Compartiment de Serdenya" realizzato dai catalano - aragonesi, utilizzando appunto anche statistiche predisposte in precedenza dai pisani. A seguito dell'invasione catalano - aragonese la Sardegna venne suddivisa in feudi affidati a congiunti della casa regnante, a funzionari della Corona o ai partecipanti dell'impresa militare e così l'11 luglio 1324, Sebera venne infeudata al catalano Pere de Montpaò, unitamente alle ville di Senorbì e Simieri. Con la seconda e definitiva pace del 1326 tra Pisa ed Aragona, la Trexenta venne concessa in feudo al comune toscano che riprese ad amministrarla con propri funzionari. La villa viene segnalata con una certa continuità nelle vendite di sale delle saline cagliaritane, sino al 1363. Nel 1359 il comune pisano fa redigere dai propri funzionari una nuova composizione che rispetto alla precedente è più articolata: Gli uomini di "Villa Separe curatorie Tregende" contribuivano al comune pisano con 5 libbre "pro datio" oltre che con 30 starelli di grano ed altrettanti d'orzo, mentre i "palators" assolvevano l'obbligo impositivo in natura con il solito prelievo una tantum di uno starello di grano ed uno d'orzo. Gli abitanti del villaggio erano inoltre tassati per una libbra e 10 soldi dovuta "pro dirictu tabernarium vini". Nel documento sono poi elencati distintamente per classe contributiva, i vari abitanti sottoposti al prelievo fiscale. Anche nel caso di Sebera se raffrontiamo i dati con la precedente composizione, notiamo un sensibile decremento del prelievo imposto dai pisani, riducendosi a circa un terzo, quello in moneta ed in grano e a meno della metà, quello in orzo. Il villaggio viene in più occasioni menzionato nelle Rationes per le decime triennali degli anni 1346/50 dalle quali rileviamo che "domino Petro Orlandi canonico et rectore ecclesie de Sopera" versa una libbra e 4 soldi. Nei versamenti successivi non viene più menzionato il nome del canonico ma viene indicato genericamente "pro ecclesia Separa" in un versamento di libbre 1, soldi 4 e denari 6; " pro ecclesia Separa cum suis annexis" in un versamento di libbre 2 e soldi 10; "pro ecclesia de Sapera" in un versamento di libbre 3. Nel frattempo l'isola è nuovamente scossa dalla guerra tra Arborea ed Aragona; nel 1365 le truppe del giudice Mariano invadono la Trexenta mettendo fine all'ormai agonizzante dominio feudale pisano in Sardegna. Dopo la definitiva sconfitta arborense del 1409 la Trexenta viene amministrata direttamente da funzionari regi sino al 1421, allorchè la curatoria venne concessa a Giacomo de Besora che ebbe riconfermata l'infeudazione nel 1434. Secondo Angius al momento di questa donazione la villa era già spopolata. Il 15 luglio 1495 Isabel de Besora, moglie di Salvator de Alagon, con atto pubblico dona l'usufrutto dei proventi e delle rendite della Trexenta a suo figlio Iacobus de Alagon. Questa donazione viene poi confermata da Ferdinando re di Castiglia ed Aragona in data 30 giugno 1497. In tale documento viene citata anche "Sobera" ma come spesso accadeva non viene specificato il suo stato Luoghi di culto Il villaggio faceva parte della diocesi di Dolia e ci rimane il rudere della chiesa di San Bartolomeo che, dopo decenni di incurie, negli anni Ottanta del secolo scorso, è stata messa in sicurezza realizzando una copertura di protezione, otre al consolidamento delle due pareti residue. L'edificio, risalente probabilmente al XIII secolo, presenta successivi rimaneggiamenti sia di epoca catalano - aragonese, che seicenteschi. Ancora oggi, in occasione della festa che si tiene il 24 agosto, la statua del titolare viene portata in solenne processione da Ortacesus sino alla sua chiesa, dove viene officiata la messa. Nella carta il rudere della chiesa è denominato "S. Bartolomeo" Scopri maggiori notizie in chiesecampestri.it Esplora il territorio vai alla mappa Scheda a cura di Sergio Sailis, studioso di storia locale - vai al suo blog trexenta storica |
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